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Crisi
persistente
Manca la svolta straordinaria
di Saverio Collura
Una reale, efficace e
credibile alternativa politica e di governo (L’Altra Politica) si concretizza
se gli atti legislativi, i comportamenti operativi e la coerenza delle
decisioni rappresentano gli elementi significativi e caratterizzanti
dell’azione complessiva di una proposta politica.
Nei prossimi giorni il governo dovrà predisporre ed inviare alla commissione
UE la legge di stabilità 2016. Sino ad ora tutti i
governi che si sono succeduti da quando è stata introdotta l’attuale
normativa comunitaria in materia di bilancio e programmazione triennale hanno
sostanzialmente focalizzato l’impegno e l’attenzione sul primo anno di
riferimento della legge di stabilità; considerando il biennio successivo il
mero svolgimento di un atto sostanzialmente formale con l’elencazione di
numeri, senza cioè una particolare visione di prospettiva. Addirittura con le
due ultime leggi di stabilità, il governo competente (prima Letta, e poi
Renzi) ha in realtà inserito nel biennio successivo dati e riferimenti (le
cosiddette clausole di salvaguardia) che già sapeva che avrebbe dovuto
disattendere con il documento dell’anno successivo, dal momento che queste
indicazioni venivano prospettate essenzialmente per
eludere i vincoli costituzionali e comunitari dell’obbligo della copertura
delle spese pluriennali di bilancio . Si trattava per il
governo Letta dell’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, e per Renzi
del bonus di € 80 mensili. In ambedue i casi si era prospettata una
raffazzonata copertura per il primo anno di competenza, ben sapendo che la
stessa non era adeguata a coprire il fabbisogno degli anni a venire, se si
volevano mantenere i provvedimenti prima indicati. Ma le clausole di
salvaguardia previste, in realtà non potevano essere usate: se ciò fosse
avvenuto, automaticamente sarebbe stato vanificato l’obiettivo di stimolare
la crescita dei consumi, esigenza certamente necessaria, dal momento che le
stesse (clausole di salvaguardia) comportavano un aumento dell’Iva e di
alcune accise su beni di largo consumo. In sostanza attivando questi due
interventi con effetti a carattere recessivo si sarebbe automaticamente
vanificata la possibilità di conseguire gli obiettivi di aumento dei consumi
delle famiglie. Aver attivato un inutile(perché dannoso) escamotage contabile
destinato ad essere superato, ha comportato che oggi il governo deve impostare una legge di stabilità per il 2016 che deve
in primis soddisfare l’esigenza di neutralizzare le clausole di salvaguardia,
che come noto incidono per circa 16 miliardi. Ne consegue che circa il 60% di
tutta la manovra finanziaria 2016 (prevista in circa 27 miliardi di euro)
sarà ineluttabilmente prosciugato dalla necessità di sterilizzare l’aumento
dell’Iva e delle accise di cui si è detto. Avremo quindi una serie di
interventi di piccola portata, che non creeranno i presupposti necessari per
una svolta straordinaria dell’Italia; perpetrando così il tran-tran che
abbiamo sperimentato in questi ultimi anni, senza poter intravedere una efficace e significativa prospettiva di soluzione
della nostra crisi strutturale. Il nostro paese ha bisogno di un’azione
politica alternativa, che dia caratterizzazioni nuove e stimoli
macroeconomici incisivi e significativi, che diano
il senso di un intervento alternativo alla “normale legge di stabilità”, alla
quale ci stiamo abituando a causa dei lunghi anni di inadeguatezza ed
inconcludenza politica. Invertire la rotta è necessario, oserei dire vitale,
perché “il depauperamento” dell’Italia è stato di portata inaudita. Basti
pensare che all’inizio di questo nuovo millennio (nel 2000) nella classifica
sul livello di competitività tra 140 paesi analizzati dal Word economic forum
(Wef), il nostro Paese occupava la 26ª posizione;
mentre nell’analoga graduatoria stilata per il 2015 si trova retrocesso al
43º posto. Oggi l’Italia, per livello di competitività, è preceduta non solo
dai grandi paesi europei, ma anche dal Portogallo e da diverse nazioni
dell’ex blocco sovietico. Comunque nessun altro paese ha subito una così
significativa regressione (perdita di ben 17gradi di competitività) in questi
ultimi 15 anni. Abbiamo già più volte posta l’attenzione sulle conseguenze
negative in termini di crescita, occupazione, e sviluppo sociale dell’Italia
in conseguenza della bassa competitività. Ma in quest’ultimi 15 anni abbiamo
anche registrato un continuo e costante impoverimento degli italiani; a tal
proposito ricordiamo come a fronte di una retribuzione annua lorda pari a
circa € 40.000 di un lavoratore di medio livello professionale, il netto
incassato è pari a circa € 20.000: la metà dell’emolumento del lavoro viene drenata da uno Stato rapace, invasivo, inefficiente,
ed inutilmente costoso. In parallelo se si analizza la situazione delle
famiglie (i consumatori oggi essenziali per il rilancio dell’economia
nazionale) troviamo che, sempre in quest’ultimo
quindicennio, si è stabilizzata una continua difficoltà finanziaria,
evidenziata dal dato che pur essendo cresciuto di circa il 2,6% il reddito
medio da lavoro, al netto del fenomeno inflattivo, contestualmente nello stesso
periodo il reddito disponibile delle famiglie ha registrato un decremento
cumulato del 20%. Appaiono allora evidenti le motivazioni che sono alla base
dello stallo ora, e della regressione dei consumi privati. Ritorna allora con
forza la questione dell’efficacia dell’attuale politica e “della sua” legge
di stabilità: insignificante, insufficiente e miope, perché non riesce a
prospettare una diversa indicazione per il futuro dell’Italia.
Questa è stata la nostra analisi sui motivi della crisi persistente; da qui
siamo partiti per indicare un percorso (l’approccio attraverso il piano
triennale) diverso, con contenuti adeguati ed incisivi, con una cultura
politica alternativa, e con una visione ben chiara degli interventi da
mettere in campo. Da ciò la nostra proposta approvata dal recente 47º
congresso nazionale del Pri; ma su quest’aspetto avremo modo di ritornare per
ulteriormente arricchire ed articolare la nostra formulazione progettuale,
che ha come riferimenti le questioni e le
problematiche più critiche e più acute del paese. Questo suggeriamo anche al
governo in carica , invitandolo così ad utilizzare
al meglio il triennio ancora a sua disposizione prima della prossima tornata
elettorale nazionale.
Roma, 6 ottobre 2015
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